Mio caro Silvio,
niente da fare! L'emozione ricevuta dai tuoi ultimi quadri, visti recentemente qua e là per l'Italia nelle mostre collettive organizzate da Marco, pensavo sarebbe stata un buon viatico per dire qualcosa di sensato sul tuo lavoro.
Da quando ci siamo sentiti al telefono - sono trascorse più di due settimane (il tempo davvero ci divora) – almeno una volta al giorno ho tentato di dar conto di quell'emozione e delle sue possibili ragioni.
Ma in questo momento - forse un lungo e definitivo momento – ogni cosa mi sembra inarrivabile. Se diffido di quel che faccio, la inadeguatezza delle parole mi appare addirittura desolante.
Ti sono però molto grato della tua proposta. Non è certo il sentimento che manca. Quei piccoli quadri giocati su brevi e severi accordi di grigi e di bianchi sono fra le poche cose che ultimamente mi hanno dato la certezza della inaffondabile modernità della pittura: della sua perennità, della sua necessità e bellezza, nonostante tutto. Nonostante anche l'ostracismo in atto (specie nell'ambito delle istituzioni ufficiali), sospinta com'è verso un ruolo, direi, catacombale.
Chi lo sa? Forse è qui che risiede una sua possibile forza: proprio in questo ruolo minoritario, in questa condizione di “povertà” appunto catacombale alla quale inevitabilmente si associa l'astratta ma insostituibile e incalcolabile sostanza della fede.
Con queste incertezze e difficoltà dunque, ma insieme alla gioia che la pittura può donarci, un augurio affettuosissimo di buon lavoro dal tuo amico Piero. Piero Guccione 1998
niente da fare! L'emozione ricevuta dai tuoi ultimi quadri, visti recentemente qua e là per l'Italia nelle mostre collettive organizzate da Marco, pensavo sarebbe stata un buon viatico per dire qualcosa di sensato sul tuo lavoro.
Da quando ci siamo sentiti al telefono - sono trascorse più di due settimane (il tempo davvero ci divora) – almeno una volta al giorno ho tentato di dar conto di quell'emozione e delle sue possibili ragioni.
Ma in questo momento - forse un lungo e definitivo momento – ogni cosa mi sembra inarrivabile. Se diffido di quel che faccio, la inadeguatezza delle parole mi appare addirittura desolante.
Ti sono però molto grato della tua proposta. Non è certo il sentimento che manca. Quei piccoli quadri giocati su brevi e severi accordi di grigi e di bianchi sono fra le poche cose che ultimamente mi hanno dato la certezza della inaffondabile modernità della pittura: della sua perennità, della sua necessità e bellezza, nonostante tutto. Nonostante anche l'ostracismo in atto (specie nell'ambito delle istituzioni ufficiali), sospinta com'è verso un ruolo, direi, catacombale.
Chi lo sa? Forse è qui che risiede una sua possibile forza: proprio in questo ruolo minoritario, in questa condizione di “povertà” appunto catacombale alla quale inevitabilmente si associa l'astratta ma insostituibile e incalcolabile sostanza della fede.
Con queste incertezze e difficoltà dunque, ma insieme alla gioia che la pittura può donarci, un augurio affettuosissimo di buon lavoro dal tuo amico Piero. Piero Guccione 1998